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Le evasioni più leggendarie della storia

GIACOMO CASANOVA: LA FUGA DAI PIOMBI

Oltre che nell’arte amatoria, Giacomo Casanova dimostrò di avere una certa abilità anche nell’arte della fuga: lo dimostrò scappando dal carcere dei Piombi, situato nel sottotetto del Palazzo Ducale di Venezia, dove fu gettato nel luglio 1755 con varie accuse, tra cui quella di blasfemia. Dopo un primo tentativo andato a male, si fece aiutare da un altro detenuto, il frate Marino Balbi, a cui fornì un ferro acuminato nascosto in una Bibbia. Nella notte d’Ognissanti del 1756, il religioso forò il soffitto della sua stanza, percorse il sottotetto e bucò poi il soffitto della cella di Giacomo. Usciti sul tetto, i due si calarono nel palazzo, ma, impossibilitati a sfondare il portone dall’interno, si affacciarono alla finestra facendosi aprire da un custode, spacciandosi per due magistrati. Dopodiché, si allontanarono in gondola. Nel 1788, Casanova racconterà la sua avventurosa evasione nel libro Storia della mia fuga dai Piombi

HENRY BROWN: PACCO CON SORPRESA

Quando il padrone lo separò dalla moglie incinta e dai suoi tre figli, lo schiavo nero Henry Brown (1815-1897), originario della Virginia, decise che era arrivato il momento di guadagnarsi la libertà fuggendo verso Philadelphia, città in cui la schiavitù era stata abolita. Come? Facendosi letteralmente “spedire”. Ad aiutare Brown fu l’abolizionista Samuel Alexander Smith, che lo chiuse in una grande cassa recante la dicitura “prodotti secchi”. Partito da Richmond il 23 marzo 1849, il “pacco umano” giunse nella sede dell’Anti-Slavery Society di Philadelphia dopo 27 estenuanti ore di viaggio su treni, carri e navi. Ormai libero, nei mesi seguenti Henry Brown si diede al teatro mettendo in scena vari spettacoli per la causa abolizionista, ma venne costretto a scappare in Gran Bretagna dopo l’approvazione del Fugitive Slave Act (1850), legge che puniva gli schiavi fuggitivi. Fu libero di tornare in America solo nel 1875. Morì a Toronto, in Canada

JOHN DILLINGER: COME ROBIN HOOD

Al momento dell’arresto, a Tucson (Arizona), nel gennaio 1934, il bandito John Dillinger (1903-1934) era considerato una celebrità in tutti gli Stati Uniti. Stati Uniti. Noto per l’eleganza e le maniere da “gentiluomo”, nell’immaginario collettivo era una sorta di Robin Hood, vista l’abitudine, nel corso delle rapine in banca, di incendiare i registri contabili per cancellare i debiti delle persone in difficoltà economiche. Per evadere dal carcere di Crown Point (Indiana), dov’era rinchiuso da meno di due mesi in attesa di processo, John usò uno stratagemma banalissimo, ma efficace. Si procurò un pezzo di legno che modellò a forma di pistola e colorò poi con del lucido da scarpe. Con quest’arma minacciò i secondini e riuscì così a entrare in possesso di un vero mitragliatore. Fuggì quindi a bordo dell’auto del direttore del carcere. Pochi mesi dopo fu catturato e ucciso dall’Fbi

ROGER BUSHELL: VIA DAL LAGER DEI PILOTI

Costruito nel 1942 nell’attuale Polonia, il campo di prigionia Stalag Luft III ospitava migliaia di piloti degli Alleati ed era considerato dai nazisti a prova di evasione. Ma tale certezza fu infranta da un gruppo di prigionieri guidati dal pilota britannico di origini sudafricane. Il piano di fuga prevedeva la costruzione di tre grandi tunnel (nomi in codice Tom, Dick e Harry) estesi per quasi 100 metri fuori dal perimetro del campo. Alla fine, ne fu tuttavia completato solo uno (Harry), che consentì comunque a 76 prigionieri di evadere nella notte del 24 marzo 1944. Per i fuggitivi l’epilogo fu però tragico: braccati dalla Gestapo, 73 di loro (tra cui Bushell) furono scovati e giustiziati. La loro impresa ispirerà poi il celebre film La grande fuga (1963) con Steve McQueen

FUGA DA ALCATRAZ: UN TUNNEL DI CUCCHIAINI

Aperto nel 1934 sull’omonima isola della baia di San Francisco, il carcere di massima sicurezza di Alcatraz chiuse dopo 29 anni guadagnandosi la fama di prigione durissima e inespugnabile. Eppure proprio inespugnabile non fu. L’11 giugno del 1962 Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin realizzarono un’incredibile evasione, poi raccontata nel film Fuga da Alcatraz (1979). Dispersi? Per circa un anno, i detenuti scavarono con dei cucchiaini un tunnel per collegare le celle al condotto di aerazione, che terminava fuori dall’edificio. Durante i lavori tenevano occultato il buco nella cella con cartoni dipinti mentre, la notte della fuga, per ingannare le guardie e guadagnare tempo, sistemarono dei manichini sotto le coperte nei loro letti. Una volta fuori, costruirono una zattera con i propri indumenti e del mastice, e presero il mare. Quello che accadde dopo non si è mai saputo con esattezza. Molti pensano che la rudimentale imbarcazione non abbia permesso loro di raggiungere la riva a causa delle fortissime correnti, e che gli evasi siano morti annegati

BILLY HAYES: FUGA DI MEZZANOTTE

Nel 1970, il ventitreenne americano Billy Hayes fu arrestato in Turchia per possesso di hashish. Condannato a quattro anni di reclusione, poi diventati 30, il giovane fu mandato in due diversi penitenziari, giungendo infine nel 1975 nella prigione di Imrali, su un’ isoletta nel Sud del Mar di Marmara. Qui poteva godere di relativa libertà di movimento, tanto che un giorno riuscì a eludere la sorveglianza, si allontanò dall’edificio e raggiunse l’area portuale. “In una notte tempestosa, quando le barche da pesca si spostavano vicino alla riva, nuotai fino a raggiungere una di esse e cominciai a remare”, racconterà più tardi Hayes, che dopo nove estenuanti ore di traversata, toccò terra vicino al villaggio di Bandirma. Per confondersi con la popolazione si scurì i capelli e, così camuffato, riparò prima in Grecia e poi negli Usa. La sua vicenda, raccontata da Hayes stesso in un libro, ha ispirato il film Fuga di mezzanotte (1978), che però suscitò diverse polemiche per la scarsa fedeltà all’autobiografia di Hayes riguardo alla rappresentazione delle condizioni carcerarie turche, dipinte in tinte più fosche di quanto fossero in realtà

Curiosità sui videogiochi

In “Animal Crossing” su Nintendo 64, che non ha lasciato il Giappone, dovevi inserire la data e l’ora ogni volta che avviavi il gioco

Prima di creare grandi classici come “Outrun”, “Shenmue” e “Virtua Fighter” per Sega, Yu Suzuki voleva diventare un dentista

“Nintendo” si traduce in “Lascia la fortuna in paradiso”, qualcosa come “lascia la fortuna in paradiso” o “sii fortunato a lasciare il paradiso”

Che partita! FANTACALCIO S.2 Ep.21

I risultati della 16sima giornata di fantacalcio:

È arrivata oggi una vittoria importantissima per non lasciarci sfuggire l’atletico che ha vinto 4 a 2. Vittoria che è arrivata grazie al super Lazovic che non delude anche con la fascia da capitano. Lazovic ci ha portato i bonus assist e capitano, ma l’Urbe ha ritrovato il suo bomber: Dusan Vlahovic che ci ha regalato i 3 pti segnando 2 gol e facendoci raggiungere di giustezza la fascia gol

In classifica c’è sempre la stessa distanza dall’Atletico ma non dal Liv Er Pul che distacchiamo di 3 pti

Prossima partita è un derby, speriamo di avere il migliore Vlahovic

5 stati più piccoli al mondo

5) San Marino, Europa (33mila abitanti): superficie di 61 kmq

4) Tuvalù, Oceania (11mila abitanti): superficie di 26 kmq

3) Nauru, Oceania (12mila abitanti): superficie di 21 kmq

2) Monaco, Europa (36mila abitanti) superficie di 1,98 kmq

1) Città del Vaticano, Europa (800 abitanti): superficie di 0,44 km²

CURIOSITÀ #154

Il 100% delle scuole e degli uffici pubblici dell’Estonia, hanno un computer ed il 97% degli affari si fanno online. Tutti i cittadini hanno una carta di identità elettronica

Sant’Arnolfo di Soissons, fu santificato perché diceva a tutti di bere birra. All’epoca la peste si diffondeva con l’acqua. Sant’Arnolfo capi che la birra conteneva alcol, che impediva ai microrganismi della peste di sopravvivere. In questo modo, salvò centinaia di persone dalla morte

Il 44% degli utenti registrati su Twitter non ha mai pubblicato nulla o twittato

Perché gli ascensori hanno degli specchi al loro interno?

Noi usiamo lo specchio dell’ascensore per specchiarci. Ma i motivi per cui i costruttori lo mettono all’interno sono altri.

Negli ascensori moderni uno specchio non manca mai. Noi ne approfittiamo per guardarci, ma non è esattamente per questo motivo che gli specchi sono messì lì davanti a noi. Il vero motivo è un altro, decisamente più strategico, dato che restare chiusi in una “scatola” sospesa nel vuoto genera in molte persone una comprensibile ansia. Ecco perché le aziende produttrici di ascensori hanno cercato di ridurre il disagio dei passeggeri e, anziché accelerare la velocità degli impianti per ridurre i minuti da trascorrere al loro interno (cosa che avrebbe comportato problemi meccanici), la soluzione è stata quella di installare al loro interno degli specchi che distraggano le persone “abbreviando” il tempo trascorso nella cabina.

Inoltre, gli specchi fanno sembrare lo spazio dell’ascensore più grande di quello che è, aiutando le persone claustrofobiche a non avere eventuali attacchi di panico. Non solo. Il senso di sicurezza dei passeggeri è accresciuto anche dal fatto che, sempre grazie agli specchi, ognuno può vedere cosa stanno facendo gli altri, evitando furti, aggressioni o contatti fisici non richiesti con altri passeggeri. Infine, gli specchi aiutano le persone su sedie a rotelle a entrare e uscire “in retromarcia senza urtare gli altri passeggeri, per poi girarsi una volta fuori dall’ascensore.

Videogiochi più strani di sempre

GRANNY SIMULATOR

Un titolo indipendente, ideato e sviluppato dal giovane Nick Kestle: Granny Simulator, con tutta probabilità una delle esperienze più stravaganti degli ultimi anni. Uscito nel 2019 e disponibile su Steam il gioco ci mette nei panni di un bambino e della nonna, e sarà nostro compito decidere da che parte stare. L’obiettivo? Eliminare l’altro, nel modo più violento, folle o geniale possibile. Potremo infatti chiamare la polizia denunciando un maltrattamento, studiare inconcepibili stratagemmi o optare per qualche arma da lanciare verso il nostro amato famigliare. Tra coltelli, lanciafiamme e persino molotov beh… L’unico limite è quello dell’immaginazione.

ROCK SIMULATOR

“Salite di livello ed esplorate i paesaggi creati da madre natura, senza responsabilità e senza null’altro che il vento che soffia sulla vostra dura superficie rocciosa. Iniziate la vostra avventura nelle Pianure e guadagnate abbastanza esperienza per sbloccare molte altre mappe facendo ciò che una roccia sa fare meglio… Esistere!”
Questa la descrizione presente sulla pagina Steam di Rock Simulator: il primo e unico simulatore di… Sassi della storia di questo medium. Siamo con tutta probabilità di fronte a uno dei videogiochi di simulazione più strani degli ultimi anni, ma anche a una folle provocazione nei confronti di un genere che spesso e volentieri è andato un po’ troppo oltre. E davvero, non c’è molto altro da aggiungere.

TRUMP SIMULATOR VR

Chi di noi non ha mai sognato di vivere un giorno nei panni del Presidente degli Stati Uniti? Beh, se il Presidente in questione è Donald Trump… Forse può essere un’esperienza un po’ più grottesca e a suo modo divertente del previsto. Ideato in una cinquantina di ore dalla sviluppatrice Christine Barron, Trump Simulator VR sfrutta tutta la potenza del visore HTC Vive per portarci nei panni del tycoon americano.
Ci troveremo a dover spuntare la nostra checklist prima del nostro prossimo intervento in pubblico, nella splendida cornice dell’ufficio ovale della Casa Bianca. La vita del Presidente è però tutto fuorché semplice, e sarà nostro compito affrontare le mille insidie che precederanno la conferenza stampa: saremo in grado di governare gli Stati Uniti di Trump, magari meglio di lui?

HYSTER TEAM